Trauma

La sofferenza psicologica che segue l’esposizione a un evento traumatico o stressante è molto variabile: in alcuni casi i sintomi possono essere compresi all’interno di un contesto basato sull’ansia o sulla paura. E’ chiaro, tuttavia, che molti individui che sono stati esposti a un evento traumatico o stressante mostrano un fenotipo in cui, piuttosto che sintomi basati sull’ansia o sulla paura, le caratteristiche cliniche più evidenti sono sintomi anedonici e disforici, sintomi di rabbia e aggressività esternalizzate, oppure sintomi dissociativi.

Tra i disturbi in cui l’esposizione a un evento traumatico o stressante è il principale e il più esplicito tra i criteri diagnostici troviamo i Disturbi Correlati a Eventi Traumatici e Stressanti. Questi disturbi comprendono, tra gli altri, il Disturbo Post-Traumatico da Stress (DSPT, DPTS o PTSD), il Disturbo da Stress Acuto e il Disturbo dell’Adattamento.

 

Disturbo Post-Traumatico da Stress (DSPT, DPTS o PTSD)

Per ottenere una diagnosi di Disturbo Post-Traumatico da Stress (DSPT, DPTS o PTSD), è necessario che siano soddisfatti tutti i criteri (A, B, C, D ed E). Inoltre, i criteri B, C, D ed E (le cosiddette “alterazioni”) devono durare da più di un mese. L’alterazione provoca un disagio significativo o una compromissione del funzionamento in aree importanti come l’ambito sociale o quello lavorativo.

Criterio A:

Esposizione a morte reale o minaccia di morte, grave lesione oppure violenza sessuale in almeno uno dei seguenti modi:

– Fare esperienza diretta dell’evento traumatico.

Assistere direttamente a un evento traumatico accaduto ad altri (per i bambini sotto i 6 anni, in particolare se accaduto ai caregiver primari).
L’essere testimoni non include eventi ai quali si assiste attraverso media elettronici, televisione, film o immagini.

Venire a conoscenza di un evento traumatico accaduto a un membro della famiglia o un amico stretto.

– Fare esperienza di una ripetuta o estrema esposizione a dettagli crudi dell’evento traumatico (tuttavia, questo criterio non si applica nelle diagnosi dei bambini sotto i 6 anni). Per esempio, si pensi al caso dei primi soccorritori che raccolgono resti umani, o degli agenti di polizia ripetutamente esposti a dettagli di abusi su minori. L’esposizione attraverso i media come la televisione non rappresenta un criterio per diagnosticare questo disturbo.

 

Criterio B:

Almeno uno dei seguenti sintomi intrusivi associati all’evento traumatico, che hanno inizio successivamente all’evento stesso:

Ricordi spiacevoli ricorrenti, involontari e intrusivi dell’evento (nei bambini di età superiore ai 6 anni può verificarsi un gioco ripetitivo in cui vengono espressi temi o aspetti riguardanti l’evento traumatico).

Sogni spiacevoli ricorrenti in cui il contenuto e/o le emozioni del sogno sono collegati all’evento (nei bambini, possono essere presenti sogni spaventosi senza un contenuto riconoscibile).

Reazioni dissociative (come ad esempio i flashback) in cui il soggetto si sente o agisce come se l’evento si stesse ripetendo (nei bambini, la riattualizzazione specifica del trauma può verificarsi nel gioco).

Sofferenza psicologica intensa o prolungata all’esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simboleggiano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento.

Reazioni fisiologiche marcate a fattori scatenanti interni o esterni che simboleggiano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento.

 

Criterio C:

Evitamento persistente degli stimoli associati all’evento traumatico, iniziato dopo l’evento stesso, come evidenziato da almeno uno dei seguenti criteri:

Evitamento interno, legato all’evitamento di ricordi, pensieri ed emozioni suscitati o associati all’evento.

Evitamento esterno, legato all’evitamento di luoghi, persone, oggetti, situazioni ed altri fattori esterni che ricordano l’evento traumatico.

 

Criterio D:

Alterazioni negative di pensieri ed emozioni, come evidenziato da almeno due dei seguenti criteri:

Amnesia dissociativa, ovvero incapacità di ricordare qualche aspetto importante dell’evento traumatico (non nei bambini sotto i 6 anni).

– Esagerate e persistenti convinzioni o aspettative negative su sé e gli altri (non nei bambini sotto i 6 anni).

– Pensieri distorti persistenti sulle cause o le conseguenze dell’evento traumatico che portano l’individuo a dare la colpa a sé o agli altri (non nei bambini sotto i 6 anni).

Persistente stato emotivo negativo (ad esempio rabbia, paura, senso di colpa, vergogna)

– Marcata riduzione di interesse o di partecipazione ad attività significative (nei bambini sotto i 6 anni vi è anche una limitazione nel gioco).

– Sentimenti di distacco o di estraneità verso gli altri (nei bambini sotto i 6 anni vi è un comportamento socialmente ritirato).

– Persistente incapacità di provare emozioni positive o riduzione della loro espressione.

 

Criterio E:

Marcata alterazione dell’arousal o della reattività associati all’evento traumatico, come evidenziato da almeno due dei seguenti criteri:

– Comportamento irritabile ed esplosioni di rabbia.

– Comportamento spericolato o auto-distruttivo (non nei bambini sotto i 6 anni).

Iper-vigilanza.

Esagerate risposte di allarme.

Problemi di concentrazione.

Difficoltà relative al sonno.

 

Il PTSD “con sintomi dissociativi”, inoltre, deve includere in aggiunta a quelli sopra menzionati anche sintomi persistenti o ricorrenti di Depersonalizzazione (sensazione di essere distaccato dai, e come se si fosse un osservatore esterno dei, propri processi mentali o del proprio corpo) o di Derealizzazione (sensazione di irrealtà dell’ambiente circostante).

Il PTSD è detto “con espressione ritardata”, invece, quando i criteri non sono soddisfatti appieno entro i 6 mesi dall’evento (anche se alcuni sintomi potrebbero essere già insorti ed essersi manifestati anche immediatamente dopo l’evento).

Tra gli eventi traumatici che possono scatenare un PTSD troviamo, ad esempio: l’esposizione a guerra o incarcerazione come prigioniero di guerra; aggressione fisica reale o minacciata (ad esempio attacco fisico, scippo, rapina, abuso fisico in età infantile); violenza sessuale reale o minacciata; essere rapiti o presi in ostaggio; attacco terroristico; tortura; disastri naturali o provocati dall’uomo; gravi incidenti automobilistici; incidenti medici.

 

Disturbo da Stress Acuto

Il Disturbo da Stress Acuto ha all’incirca gli stessi criteri diagnostici del PTSD, e differisce solo per la durata del disturbo, che deve avvenire da 3 giorni a 1 mese dopo l’evento traumatico. Circa la metà degli individui con PTSD ha avuto una diagnosi di Disturbo da Stress Acuto entro un mese dall’evento traumatico.
Di solito i sintomi iniziano subito dopo il trauma, ma per la diagnosi di Disturbo da Stress Acuto è necessario che questi sintomi perdurino per almeno 3 giorni fino a 1 mese dopo l’evento.

 

Disturbo dell’Adattamento

Il Disturbo dell’Adattamento consiste nello sviluppo di sintomi emotivi o comportamentali in risposta a uno o più eventi stressanti identificabili entro 3 mesi dall’insorgenza dell’evento stressante e con risoluzione entro 6 mesi. Il soggetto deve presentare uno o entrambi dei seguenti sintomi:

Marcata sofferenza, sproporzionata rispetto alla gravità dell’evento stressante.

Compromissione significativa del funzionamento in aree importanti come l’ambito sociale o quello lavorativo.

Alcuni esempi di eventi stressanti includono: la fine di una relazione sentimentale; difficoltà economiche; problemi coniugali; malattie fisiche con dolore persistente o aumento di disabilità; vivere in un quartiere con alto tasso di criminalità; disastri naturali; specifici eventi evolutivi (come andare a scuola, lasciare i genitori per sposarsi o convivere, avere figli, andare in pensione e così via); morte di una persona cara (solo se i sintomi hanno un’intensità e una persistenza superiore rispetto al normale).

Per ricevere maggiori informazioni compila il modulo di contatti qui di seguito

    Have a question?